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Tongariro Alpine Crossing

Nuova Zelanda

Tongariro Alpine Crossing

La parte più bella di tutto questo viaggio - ma anche la più faticosa - è stata l'escursione sulla vetta del Tongariro, durante la quale ho potuto ammirare paesaggi ricchi di colori mai visti prima.

La mia guida del National Geographic definiva il Tongariro Alpine Crossing come "l'escursione giornaliera più bella del mondo"; non so se sia esagerata come definizione, non essendo io un esperto escursionista (anzi, a dirla tutta: era la prima volta che ne facevo una di questo tipo!), ma sicuramente è stata molto emozionante.

Ma raccontiamo tutto. Da Wellington, la mia "base" per questo viaggio, sono partito in pullman per National Park, località esclusivamente turistica alle pendici del Parco Nazionale del Tongariro.

Qui ad attendermi c'erano solo motel e piccole strutture alberghiere, organizzate ognuna con dei propri minivan per portare i turisti a fare le varie attività organizzate all'interno del parco.

Arrivato nell'albergo prenotato da Wellington, il proprietario mi chiede a quale escursione sono interessato e mi comunica che l'appuntamento per il Tongariro Alpine Crossing è per le ore 7 della mattina successiva.

Dal parcheggio alle Soda Springs
Dal parcheggio alle Soda Springs

Ma vediamo la piantina e iniziamo l'escursione!

La prima parte dei 19,4 km di escursione sembrava solo un "riscaldamento" dei muscoli, con una passeggiata lungo un sentiero con scarsa pendenza, fino alle cascate di Soda Springs... la vera arrampicata sarebbe iniziata subito dopo!

L'escursione è facile da spiegare: alle 7:30 il pullman ci ha lasciati al parcheggio di Mangatepopo e ci avrebbe recuperati alle 16 al parcheggio di Ketetahi. A noi il compito di arrivare in orario a destinazione, seguendo il sentiero, tracciato sulla mappa e ottimamente segnalato lungo il percorso, deviazioni panoramiche incluse.

E che l'escursione abbia inizio!

Scalata al monte Ngauruhoe
Scalata al monte Ngauruhoe

Subito dopo aver oltrepassato le Soda Springs un cartello avvertiva gli improvvidi escursionisti che, da quel punto in poi, si sarebbe fatto sul serio... quindi per chi non fosse nelle condizioni fisiche per sopportare lunghi sforzi o fosse mal equipaggiato era consigliabile invertire la direzione e tornare al punto di partenza.

La salita lungo i versanti della montagna ha così inizio, e tutti in fila ci avventuriamo lungo il sentiero. Il bello è che, pur essendo in tanti a fare questa escursione, probabilmente anche grazie all'arrivo dei vari pullman dagli alberghi con orari programmati ad intervalli regolari, non si è mai avuto un affollamento in qualche dato punto del percorso. Ognuno proseguiva per conto suo in una lunga marcia silenziosa, tipo appunto la marcia dei pinguini, fermandosi quando ne sentiva il bisogno senza mai avere la sensazione di bloccare o dare fastidio agli altri. Quindi ognuno per conto suo, ma se ci fosse stato bisogno di aiuto si sapeva di non essere mai soli e di avere subito qualcuno accanto pronto a darti una mano.

Era impressionante e anche divertente ogni tanto voltarsi indietro ed osservare quanto si era saliti di quota nell'ultimo pezzo di tragitto, vedendo delle "formichine" muoversi lungo il sentiero e pensare che poco prima eravamo noi lì...

Ma ora ammiriamo i colori unici di questi panorami d'alta quota!

Emerald Lakes
Emerald Lakes

Sfogliando la guida turistica della Nuova Zelanda, la cosa che più di ogni altra mi ha convinto a voler intraprendere questa lunga escursione è stata la visione degli splendidi Emerald Lakes, o Laghi Smeraldo. Penso sia inutile spiegare il motivo di questo nome, basta vedere gli splendidi colori di queste foto per capirlo e rendersi conto di fronte a quale meraviglia della natura mi trovassi in quel bellissimo momento!

Le arrampicate erano impegnative, ma poi arrivano certi traguardi e ti dimentichi per un po' della fatica fatta per raggiungerli!

Blue Lake
Blue Lake

Dalla vetta che sovrasta gli Emerald Lakes abbiamo già potuto ammirare da lontano il Blue Lake, un altro lago vulcanico molto più grande dei 3 laghi sotto di noi. Da quella vetta il percorso scende in modo piuttosto scosceso verso i Laghi Smeraldo, tant'è che noi escursionisti dovevamo stare molto attenti a dove mettere i piedi perché era un attimo scivolare giù per il versante...

Dopo i 3 laghetti il sentiero procedeva all'interno di un vasto altopiano deserto, per poi risalire ai bordi del cratere vulcanico che ospita il Blue Lake.

La discesa
La discesa

Per chi pensa che ormai la fatica è passata, che ormai ci aspetta una riposante discesa... beh, sappiate che siete in errore! E questo per più motivi... Innanzitutto: dobbiamo scendere di quota di circa 900 metri, e direi che già questo non è poco! E poi il tutto è da farsi percorrendo tornanti che si snodano sul versante della montagna, che ovviamente sono in discesa... ma ogni tanto risalgono di quota!

E poi, ovviamente, i piedi e le gambe sono ormai provate dalle lunghe camminate e scalate fatte finora sotto il sole a picco della Nuova Zelanda, e se le scarpe che avete ai piedi non sono più che confortevoli anche tenere la pianta del piede in avanti per fare queste discese può essere tutt'altro che "una passeggiata".

In fondo alla montagna l'ultima parte del percorso attraversa un bosco, cosa che rende impossibile capire quanto effettivamente manchi al traguardo finale... finché finalmente la radura non si apre su un parcheggio dove, sotto l'ombra di una pensilina, possiamo attendere l'arrivo del pullman che ci riporterà ognuno al proprio albergo.

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